Giovinazzo Rock 2015, un Festival fuori dal Comune.
—————–
“Giovinazzo città d’arte e di musica”: questo recita il cartellone che campeggia sul muro di cinta dell’Area Mercatale, location che ospita ormai da un decennio il Giovinazzo Rock Festival.
L’evento, ben noto ormai in tutta Italia, è atteso da migliaia di persone ogni anno. Tra queste le decine di volontari già all’opera da mesi per organizzare la XVI edizione, colti da una brutta e tardiva sorpresa nel pieno delle attività.
Cosa è successo? La risposta è semplice e forse scontata: l’Amministrazione Comunale di Giovinazzo ha deciso di ridurre drasticamente, quasi cancellare, il contributo comunale concesso annualmente al Festival. Perché lo ha fatto? La risposta in questo caso è meno semplice: miopia, masochismo, inconsapevolezza?
Qualcuno a Palazzo di Città non sa, o forse fa finta di non sapere, che il costo di ogni edizione del Festival non si limita al contributo comunale, che va solo a completare un bilancio fatto di altri contributi (pubblici e privati) ottenuti grazie al lavoro di un gruppo di ragazzi giovinazzesi che da 15 anni, rinnovandosi ogni anno, trovano soluzioni per fare in casa propria uno dei festival musicali più apprezzati e seguiti in Puglia. Fondi regionali come quelli dell’Albo Regionale dello Spettacolo, a cui pochi altri soggetti cittadini sono riusciti a iscriversi, fondi comunitari, sponsorizzazioni che hanno portato a un budget annuale medio di 40.000 euro, con picchi ben più alti negli anni più floridi ma mai inferiore a 30mila euro.
Il contributo proposto dall’Amministrazione Comunale per l’edizione 2015 di una manifestazione così importante e storica è di soli 3.000 euro, pari a circa un terzo di quello concesso nel 2013 e 2014 e meno di un quinto di quello del 2011. Immaginiamo che in Municipio sappiano bene che un festival di questa portata, che ha portato in città nomi del calibro di Nada, Caparezza, Giuliano Palma, Motel Connection, Brunori Sas, Bandabardò, Marlene Kuntz e tanti altri artisti italiani e internazionali, allestito in un’area di oltre 70.000 metri quadrati, con 12 ore di musica in tre giorni, non si fa certo con pochi spiccioli.
Ci troviamo costretti a ricordare ancora una volta a coloro che hanno preso questa decisione cosa il Giovinazzo Rock Festival ha portato alla città di Giovinazzo in questi anni:
- grande visibilità in Puglia e in Italia: in 15 edizioni a ingresso gratuito ogni sera abbiamo avuto medie tra i 5mila e i 20mila spettatori a serata provenienti da tutta la Puglia, dalle regioni limitrofe, in diversi casi anche dall’estero; dirette radiofoniche con media partner di tutta Italia, (Radio Trip di Torino, Radio Luogo Comune, Radio Cento, Radio Bari Città Futura, Radio Sound City, MG Radio e nell’ultima edizione Radio Capital); una copertura mediatica capillare a partire dai quotidiani più importanti d’Italia (Repubblica, Corriere della Sera, Gazzetta del Mezzogiorno) a finire ai magazine e ai siti web di settore, nazionali e locali (ci hanno dato spazio MTV Italia, Rai 3, Rolling Stone, Rockit.it e innumerevoli webzine e testate);
- attenzione al sociale: partnership con Emergency, Amnesty International, Lega del Cane, Lega del Filo d’oro, Progetto Dukagjin per promuovere progetti sociali e raccogliere fondi; un’area dedicata ai bambini per stimolarne la fantasia e la cultura musicale;
- vantaggi economici e turistici per la comunità: artisti e turisti di ogni parte di Italia hanno affollato i nostri alberghi, B&B, ristoranti, bar; hanno visitato il nostro splendido centro storico; le migliaia di persone accorse ogni anno per il festival hanno coinvolto i nostri commercianti, ristoratori, albergatori; abbiamo fatto sì che si riempissero spiagge, parcheggi a pagamento, campeggi; hanno parlato di noi in tutta Italia e all’estero e anno per anno abbiamo coinvolto anche e soprattutto gli artisti locali.
Il Giovinazzo Rock Festival, oltre che buona musica e intrattenimento sano per giovani e non, è stato tutto questo. Ed è stato, anche e innanzitutto, un presidio sociale e culturale libero. In un momento storico in cui la crisi divora interi pezzi della società, in particolare del mondo giovanile, e brucia risorse umane ed economiche, anche un festival musicale gratuito contribuisce ad arricchire, ad accrescere e a porre un argine alla crisi, economica e di valori. Offrire momenti di aggregazione, avendo come base la musica, dovrebbe essere un punto di merito, un’isola felice lontana dai soliti giochi di potere della vecchia politica. Evidentemente ci sbagliavamo, e lo diciamo con amarezza.
Tutti gli sforzi fatti per far diventare il GRF uno dei festival gratuiti più importanti del circuito sono stati cancellati con un colpo di spugna dai nostri amministratori, che hanno dimenticato facilmente e in fretta ciò che l’associazione Tressett ha fatto e vorrebbe ancora continuare a fare per il proprio paese. Chi ha chiesto e ottenuto di amministrare una comunità con il voto dei propri concittadini dovrebbe avere contezza di tutto ciò, in particolare quando dice di voler puntare su turismo e cultura.
Tagliare con la mannaia i fondi al più importante festival che si tiene in città è un evidente tentativo di boicottaggio ma soprattutto un torto fatto nei confronti di un’intera comunità cittadina, portando alla cancellazione di un evento che ha fatto conoscere in positivo la città di Giovinazzo molto al di fuori dei suoi confini. È l’esempio assolutamente negativo di quell’Italia dove il settore pubblico non è di supporto alcuno, dove la creatività viene punita, l’arte umiliata, la musica zittita.
Di fronte a questa beffa, noi non ci stiamo. E non ci arrendiamo di certo. Nonostante l’evidente difficoltà economica, che ci colpisce a un paio di mesi dal festival, il GRF non chiude i battenti. Il gruppo dei volontari si è rimesso al lavoro pancia a terra per realizzare la sua sedicesima edizione, che sarà sicuramente un festival “fuori dal comune”. Non possiamo far altro che respingere al mittente la proposta del nostro Comune, anche se questo significherà certamente e dolorosamente, lasciare la storica location dell’area mercatale. E non solo.
Siamo costretti ad andare contro la nostra tradizione, ma non possiamo pensare di cedere alla tentazione del “chi ce lo fa fare” e cancellare una cosa così bella per il capriccio “politico” di pochi. La storia e la cultura vanno mantenute, e il GRF fa parte della storia e della cultura di tutti noi che lo abbiamo realizzato e voi che lo avete sempre seguito.
Chiediamo quindi a tutti coloro che hanno a cuore ciò che questo festival è stato un sostengo forte e motivato, in ogni forma ipotizzabile, per consentire di diffondere questa triste storia e poter realizzare un festival che sia degno della sua storia. Lo chiediamo ai cittadini, al pubblico, agli addetti ai lavori, ai privati. Facciamo sì che questa bella storia non si interrompa.
Il Giovinazzo Rock è vivo, viva il Giovinazzo Rock!
SCARICA IL COMUNICATO IN FORMATO PDF
STAY CONNECTED